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Johann Wolfgang GOETHE,

Viaggio in Italia,

Mondadori, 2007

Il celebrato autore del Werther ha un ruolo di grande rilievo presso la corte di Weimar.

I suoi interessi sono molteplici: oltre alla letteratura e all'arte gli stanno a cuore la politica e la scienza.

Gli incarichi di responsabilità non gli mancano [è ministro], né l'ammirazione delle persone importanti dell'epoca... eppure non si sente appagato, il lavoro è divenuto monotona routine, i rapporti interpersonali lo lasciano insoddisfatto. Sente il tempo sfuggirgli di mano e forse anche l'ispirazione è stata travolta dalla quotidianità. Si può parlare di crisi personale? Fatto sta, che senza dire niente a nessuno, alle tre di notte del 3 settembre 1786  Goethe lascia tutto e se ne va. Si tratta di una vera e propria fuga. La sua meta? L'Italia.

Il viaggio

Affrontare un viaggio a quei tempi era impresa lunga, costosa e pericolosa. Il turismo era ben lontano dall'essere il fenomeno di massa che conosciamo. Certo, i rampolli dell'aristocrazia britannica avevano già inaugurato la moda del Grand Tour, del viaggio in Europa e specialmente in Italia quale tappa fondamentale della loro formazione, ma Goethe è un viaggiatore speciale.

Goethe e l'Italia

Goethe è cresciuto con il mito dell'Italia, lo ha respirato in famiglia. Suo padre Johann Caspar aveva compiuto nel 1740 un viaggio in Italia che lui stesso racconta nel suo Viaggio per l'Italia, scritto in lingua italiana.

Anche Johann Wolfgang conosce l'italiano, è un viaggiatore colto, affascinato dalla cultura e dall'arte degli antichi e proprio questo viene a cercare al Sud.

Viaggia sotto falso nome – vuole essere completamente libero –, prende appunti e disegna. Solo molti anni più tardi, sulla base di questi schizzi, scriverà il Viaggio in Italia, il libro che più di ogni altro ha fatto nascere in Germania l'amore e il desiderio di conoscere il nostro Paese da vicino.

 

Tornando a Goethe e al suo viaggio

Doveva durare pochi mesi, durerà quasi due anni.

Goethe attraverserà il Brennero giungendo a Verona e poi Padova, Venezia, fino a Roma, Napoli, la Sicilia. Si accosterà ai luoghi ed alle persone con curiosità e desiderio di ritrovare quello che doveva essere il rapporto puro e incontaminato tra uomo e natura al tempo degli antichi.

 

Il libro

Vale la pena sfogliare questo libro – piuttosto consistente in verità – anche oggi, soffermandoci magari sui luoghi che conosciamo e che ci stanno a cuore. Alcuni esempi? Il Lago di Garda incanta Goethe con la sua bellezza; l'Arena di Verona è il primo importante monumento dei tempi antichi che Goethe incontrerà sul suo cammino; a Vicenza ad ogni passo traspaiono l'emozione e l'entusiasmo per Palladio; a Padova la palma di Goethe maestosa ed austera ancora accoglie i visitatori dell'Orto Botanico. Vengono citate anche le colline intorno ad Este a noi così familiari, ma è Roma la città che più di ogni altra ha conservato l'essenza del tempo perfetto dell'antichità: qui Goethe può ammirare dal vero ciò che conosceva da libri e stampe. E come non ricordare Palermo, con le sue luci, i suoi colori, armonia perfetta tra cielo, mare e terra...

Goethe riprende a scrivere, Goethe incontra l'amore, Goethe tornerà uomo nuovo e trasfigurato.

Le sue impressioni e descrizioni non sono mai banali e – nonostante il fiorire di libri di viaggio e guide di tutti i tipi – ancora efficaci. Non mancano nemmeno critiche argute e pungenti. Lo so, nessuno di noi ha a disposizione due anni di tempo – e relativi finanziamenti – per un viaggio, ma perché non recuperare un po' di quella lentezza, di quella voglia di conoscere ed osservare? In fin dei conti il Paese dove fioriscono i limoni fa parte del nostro vissuto, sta a noi riconoscerne il fascino e fare in modo che non vada perduto mai.

 

                                                                                    Sara Sandrin

 

ISIS J.F.Kennedy Monselice                                                                                                                                                             © raccisa 2006